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Mescolatore all’appello

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Mescolatore all’appello

L’IIC ha preso parte al dibattito sull’importanza della mescolazione organizzato da Unacea al Made Expo.

L’importanza della mescolazione è un tema molto caro all’Istituto Italiano per il Calcestruzzo. L’ha messa in evidenza più volte anche su queste pagine.

Lo scorso 2 ottobre, giornata inaugurale della fiera Made Expo 2013, nel quartiere fieristico milanese, il presidente dell’Istituto, Silvio Cocco, ha partecipato a un talk show dedicato all’argomento, dal titolo “Calcestruzzo industriale premescolato. Una tecnologia al servizio della sicurezza, dell’ambiente e dell’efficienza aziendale”. L’iniziativa, organizzata da Unacea nell’ambito di “Made in concrete”, ha avuto un riscontro positivo, dando vita a una vivace partecipazione da parte del pubblico. Tra i relatori anche Fabrizio Scicali, presidente di Assomix, Giancarlo Rinaldi, responsabile settore supporto tecnico cantieri di Italferr, e Alessandro Mantovani, tecnologo di Vezzola, oltre a Maurizio Grandi, direttore di Assobeton, che ha preso parte con un breve saluto introduttivo, e Luca Nutarelli, segretario generale di Unacea, in qualità di moderatore.

Uno scorcio della cava di Bisentrate (frazione di Pozzuolo Martesana, in provincia di Milano), di proprietà dell’azienda Cave Rocca, dove è attivo un impianto dotato di mescolatore.
Uno scorcio della cava di Bisentrate (frazione di Pozzuolo Martesana, in provincia di Milano), di proprietà dell’azienda Cave Rocca, dove è attivo un impianto dotato di mescolatore.

 

Migliore affidabilità, resistenza e durata 

La decisione di organizzare il dibattito in occasione di Made Expo è ben chiarita dalle parole di Davide Cipolla, consigliere di Unacea con delega ai macchinari per il calcestruzzo: “In Italia, a differenza degli altri principali Paesi europei, la produzione industrializzata di calcestruzzo è effettuata per oltre l’85% ancora ‘a secco’, ovvero con impianti privi di mescolatore.

A nostro parere su questo punto è necessaria una grande campagna di informazione nei confronti dei produttori del materiale, dei progettisti e delle istituzioni pubbliche. Con il processo di mescolazione, infatti, si può otte nere un prodotto con migliore affidabilità, resistenza e durata, senza contare i benefici ambientali derivanti dalla riduzione delle emissioni gassose e le economie realizzabili per le stesse imprese utilizzatrici.

L’impiego del mescolatore, infatti, a fronte dell’investimento iniziale, permette ingenti risparmi grazie a un utilizzo più efficiente degli ingredienti, al risparmio di carburante delle autobetoniere e alla minore usura delle stesse”.

Tali premesse sono state ampiamente approfondite durante il talk show.

Vediamo nel dettaglio i contenuti affrontati. Innanzitutto, è stato posto l’accento sul fatto che il non utilizzo del mescolatore è una prassi del tutto italiana, sebbene il nostro Paese esporti tale tecnologia in Europa e nel continente africano: sempre tale macchina è obbligatoria (e pertanto considerata parte integrante del processo di realizzazione del calcestruzzo) anche in Paesi esteri caratterizzati da una conoscenza tecnologica più arretrata rispetto alla nostra.

Qualcosa però inizia a muoversi: di recente, in Italia, la presenza del mescolatore è stata esplicitamente richiesta dalla committenza per la realizzazione di importanti opere, “Come il cantiere milanese di Porta Nuova, che per la fornitura di calcestruzzo ha visto impegnata Holcim”, ha ricordato Cocco. Un altro esempio è rappresentato da Italferr, società di ingegneria del Gruppo Ferrovie dello Stato, che raccomanda nei capitolati d’appalto la presenza del premescolatore, e la rende obbligatoria per classi di resistenza maggiori di 40 MPa.

Purtroppo al momento si tratta di esempi non particolarmente diffusi.

“Qualche anno fa abbiamo svolto un’indagine sul mercato italiano, durante la quale sono stati presi in esame cinque impianti di betonaggio dotati di doppio caricamento (mescolatore e autobetoniera) situati tra il Nord, il Sud, il centro e la Sardegna”, ha spiegato Silvio Cocco. “Tali impianti impiegavano i medesimi leganti, lo stesso cemento e gli stessi additivi. Lo studio ha mostrato i vantaggi del caricamento della miscela realizzata con un premescolatore rispetto a quella ottenuta con un’autobetoniera da 10 m3: facendo prelievi allo scarico di ogni metro cubo, si è constatato che, per quanto riguarda l’autobetoniera, la qualità del prodotto differiva enormemente da un metro cubo all’altro, mentre per quanto concerne il mescolatore, la qualità e la resa erano costanti. Quindi, la presenza del mescolatore fa sì che l’autobetoniera venga considerata semplicemente un mezzo di trasporto, ossia ciò che realmente è, e non come spesso accade nel nostro Paese la macchina che produce calcestruzzo.

La parola ai produttori

Interessante anche l’intervento di Alessandro Mantova di Vezzola che ha portato la testimonianza del mondo dei produttori di calcestruzzo: “Dei nostri cinque impianti, quattro sono dotati di mescolatore: abbiamo introdotto il primo nel 2001, gli altri dal 2007, il primo è ad asse verticale, gli altri due ad asse orizzontale. La scelta, nel corso degli anni, è stata premiante, basti dire che alcuni clienti acquistano calcestruzzo da noi proprio per la presenza del mescolatore.

Sicuramente l’investimento economico iniziale rispetto a un sistema a secco è più oneroso, per via dei costi di acquisto, di montaggio, di manutenzione e di usura che sono elevati, d’altro canto però a livello qualitativo e di riconoscimento da parte dei clienti, i risultati sono ben evidenti.

Per esempio, per la realizzazione della Brebemi, abbiamo fornito circa 300.000 m3 di calcestruzzo realizzato con un impianto con premescolazione con l’obiettivo di avere resistenze elevate”.

I relatori dell’incontro sulla premescolazione svoltosi il 2 ottobre nell’ambito di Made Expo; da sinistra: Fabrizio Scicali, presidente di Assomix, Carlo Rinaldi, responsabile settore supporto tecnico cantieri di Italferr, Silvio Cocco, fondatore e presidente dell’Istituto Italiano per il Calcestruzzo, Alessandro Mantovani, tecnologo di Vezzola.
I relatori dell’incontro sulla premescolazione svoltosi il 2 ottobre nell’ambito di Made Expo; da sinistra: Fabrizio Scicali, presidente di Assomix, Carlo Rinaldi, responsabile settore supporto tecnico cantieri di Italferr, Silvio Cocco, fondatore e presidente dell’Istituto Italiano per il Calcestruzzo, Alessandro Mantovani, tecnologo di Vezzola.

 

Validità assodata. Il problema è altrove

Un esempio di mescolatore
Un esempio di mescolatore

In conclusione, tutti i partecipanti al dibattito, ciascuno nel proprio ruolo, hanno concordato sui vantaggi “tecnici” dell’impiego del mescolatore e sulla conseguente migliore qualità del calcestruzzo prodotto.

A livello associazionistico, Assomix promuove da tempo l’introduzione del mescolatore come obbligo nel processo di produzione del calcestruzzo, e Unacea ha chiesto che vengano elaborate misure premiali per incentivare e diffonderne l’utilizzo.

“I vantaggi del mescolatore, così come è emerso chiaramente in questo dibattito, sono evidenti e chiari all’intera filiera del calcestruzzo, non capita spesso in un incontro tra tecnici di essere tutti d’accordo: è chiaro che non si tratta di un problema di validità della macchina. Ora è necessario andare a vedere cosa non funziona lontano e fuori dal mescolatore. I controlli vanno fatti in quella direzione, l’attenzione si deve spostare lì, non più sulla macchina o sull’impianto”, conclude Silvio Cocco.

 

Costruzioni | Ottobre 2013

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