Il problema della durabilità delle strutture in calcestruzzo è emerso, da tempo, in tutta la propria preoccupante evidenza. Il patente degrado della gran parte delle opere infrastrutturali realizzate nel Dopoguerra ha confermato che molto del materiale impiegato presentava un’intrinseca vulnerabilità nei confronti delle azioni prodotte dall’ambiente. Una delle ragioni che ha contribuito a determinare il degrado delle opere in calcestruzzo è quella legata alla presenza di molteplici soggetti coinvolti nella realizzazione delle opere stesse: dal committente al progettista, dal Direttore dei Lavori all’impresa di costruzioni, dal produttore di conglomerato cementizio al collaudatore, ecc. Tanti soggetti e plurime competenze possono produrre, nella costruzione di una struttura, negligenze o imperizie che, se anche piccole,
si traducono, nel passaggio di compiti tra le varie figure professionali, in gravi vizi per la struttura: non tanto per la statica della stessa, ma, soprattutto, per la vulnerabilità nei riguardi delle azioni ambientali e di origine antropica. E strutture che si degradano rapidamente comportano un reale costo ambientale. A tutto quanto detto sin qui si associa una rete infrastrutturale ormai vetusta, che comporta la necessità di interventi sempre più estesi e inderogabili di manutenzione (una manutenzione che, purtroppo, ancora si fatica a programmare).
Ci vuole, data l’ampia premessa di cui sopra, una cultura del calcestruzzo che sia modellata sulla formazione, perché i molteplici problemi che affliggono il settore si risolvono, innanzitutto, dalla scuola. Ci vuole, anche, un’occasione di riflessione che metta in luce una chiara consapevolezza delle differenze fra il piano della “letteratura” del costruire e quello dell’esperienza effettuale del cantiere e delle sue reali complessità e, in particolare, che evidenzi il tema oggi centrale del costruire: la sostenibilità. Questa occasione c’è e si chiama Concretezza (è alla quarta edizione). Concretezza
2024 si terrà negli incantevoli spazi del Castello di Rivalta, in provincia di Piacenza, nelle giornate del 24 e del 25 settembre 2024. Si tratta di un’occasione unica di dialogo perché metterà a confronto otto tavoli di lavoro attinenti alla catena del “buon costruire” che partiranno dalle Scuole (quindi Università, Istituti per geometri, ecc.), passando per gli Enti Appaltanti, gli Studi di Progettazione, le Imprese di Costruzione, i Produttori, i Laboratori di controllo, per arrivare alle Istituzioni, ai Media e ai Decisori, al fine che il dialogo possa finalmente costruire una vera catena proattiva.
Nelle due giornate piacentine, il confronto diretto dei primari protagonisti italiani del mondo delle costruzioni, delle Istituzioni, ecc. intende approdare a una linea concreta (vedremo poi come) che possa finalmente dare il giusto indirizzo al futuro delle costruzioni, al futuro del “buon costruire”, con il reale rispetto dell’ambiente.
Cos’è Concretezza 2024
Pensata dall’Istituto Italiano per il Calcestruzzo (I.I.C.), Concretezza 2024 vuole essere una lingua variegata, perché fondata sul confronto tra linguaggi espressi dalla presenza di differenti protagonisti e, quindi, di diverse e specifiche
competenze. Una lingua variegata ma, al contempo, fusa, trascolorante in un calcolato gioco di equilibri (tra le suddette competenze) che abbia per obiettivo il fare sistema. Lo scopo? Il buon costruire, vale a dire il costruire nell’unico vero modo sostenibile e rispettoso per l’ambiente: realizzando opere che siano durevoli. Il tema della sostenibilità è, del resto, oggi così centrale che si avverte la necessità di mettersi attorno a un tavolo (a otto tavoli, per la precisione) e di parlarsi seriamente in un confronto che si fondi su una precisa premessa: la cultura della responsabilità del costruire.
Concretezza è un appuntamento di sicuro e forte interesse per la comunità tecnica, perché è anche un’occasione (più unica che rara) di attrazione e di serrato confronto tra interlocutori che, non necessariamente, la pensano allo stesso
modo. È un dialogo, fra gli anelli che costituiscono l’intera catena del costruire, che esclude la dimensione meramente commerciale, e che, anzi, ha l’ambizioso obiettivo di poter esprime una bozza d’intenti che vada oltre gli interessi del singolo. È un’occasione ineguagliabile per avvicinare diverse espressioni d’intendere il costruire, e che, a seguito dell’apporto dei suddetti otto tavoli di lavoro tecnici, si spera possa produrre un’armonizzata varietà che trovi espressione in un documento ufficiale da presentare ai massimi organi decisionali del Paese, dal Ministero delle Infrastrutture al Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici.
Concretezza, infine, è espressione della consapevolezza che la sfida che ci attende è grande, ma anche della incrollabile fiducia nel potenziale della collaborazione tra territori, generazioni ed esperienze diverse.